Peter Pan >> una storia nuova., Partecipazione alla gara

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_Dreamer*
view post Posted on 18/4/2010, 21:12




Il capitolo che quidiseguito mi appresto a scrivere dovrà essere inteso come parte di una storia avvenuta sull’ isola che non c’ è dopo il ritorno a casa di Wendy e fratelli, e prima dell’ arrivo della figlia di Wendy, insomma un fatto avvenuto tra il primo e il secondo film prodotti dalla Disney su Peter Pan.

*nunanunanunanaaaaa*
A Walt Disney Pictures…

Il sole stava tramontando su Londra tingendo il cielo di sfumature arancioni, rosse e violette, quando rientrai da casa di zia Ghismunda. Quella vecchie zitella era proprio insopportabile.
Mi aveva dato lezioni di buone maniere per tutta la sera, continuando a ripetermi: ‘chi mai ti vorrà sposare se non sai che..?’ Al posto dei puntini ci metteva una qualsiasi buona maniera a scelta: ‘chi mai ti vorrà sposare se non sai che non si mettono i gomiti sopra il tavolo?’ oppure: ‘chi mai ti vorrà sposare se non sai che le posate si utilizzano a partire da quella più esterna?’ Beh io non voglio sposarmi, e anche se volessi di certo non prenderei lezioni da una vecchia zitella come lei se mio padre non mi costringesse. Arrossii per la rabbia come succedeva ogni volta che ci pensavo. La gente sposata si bacia, che schifo! Io non mi sposerò mai. Ogni volta che lo dicevo a mamma e papà però la risposta era sempre la stessa. Papà mi diceva: ‘hai solo otto anni, quando sarai grande la penserai diversamente.’ E mamma concludeva con: ‘o cielo tesoro, vuoi diventare come zia Ghismunda?’.
Varcai la soglia di casa velocemente e andrai dritta in camera mia buttandomi sul letto. Nel momento esatto in cui la mia testa toccò il cuscino sentii i pensieri evaporare via come se fossero stati solo acqua al sole. Lasciai che la mia rabbia evaporasse con loro e poi girai la testa a fissare la parete dei giochi. Affianco a una montagna di pupazzi dalle forme più svariate c’ erano una scatola di gessetti, palle di ogni genere, racchette e racchettoni, mazze,bambole e la cassapanca dei costumi.
O mio dio, che voglia avevo di giocare! Scelsi velocemente tra i miei giocattoli e alla fine decisi per la palla bianca, quella che andava bene per un numero incredibile di giochi diversi. Avrei preso i gessetti, ma l’ ultima volta che avevo pasticciato il corridoio per giocare a campana la mamma mi aveva lasciata senza cena per una settimana intera.
Con la palla sottobraccio corsi fino alla camera di Vicky, mia sorella, e entrai senza chiedere il permesso.
Era mancata per una settimana, essendo stata ospite della sua amica Lindsey nella tenuta estiva di quest’ ultima, e da quando era tornata era strana.
La trovai che ballava con un compagno immaginario facendo ondeggiare in maniera quasi psicotica il suo vestito nuovo. Era così concentrata che non si accorse di me, e quando la chiamai non mi sentì neanche.
Insomma, cosa avreste fatto voi al mio posto? Beh, io le tirai la palla dritta dritta in faccia. Ok, ammetto di averla tirata con un po’ troppa forza, ma non è colpa mia se ho un lancio strepitoso.
<<becca!>> Mi urlò sgranando gli occhi come faceva quand’ era MOLTO arrabbiata. Ops.
<<ma sei impazzita??>>
La musica del grammofono finì lasciandoci in un silenzio imbarazzante.
<<io ti ho chiamata, ma tu continuavi a ballare!>> Ribattei sulla difensiva.
<<esci subito fuori dalla mia stanza!>> Mi urlò di rimando come se non avessi aperto bocca.
<<dai Vicky, da quando sei rientrata non hai più voluto giocare con me! Solo una partita!>>
<<giocare?? Io ho cose più importanti da fare.>> Mi disse raccogliendo la palla da terra.
La tirò in corridoio e quando andai a prenderla richiuse la porta alle mie spalle.
Bussai fino a spellarmi le nocche, ma dall’ altra parte l’ unico segno di vita era la musica.
Sbuffai provocando uno spostamento della frangetta e tornai in camera buttando la palla nel cestino con le lacrime agli occhi. Mia sorella mi trattava così da quando era rientrata, e non riuscivo più a sopportarlo.
Mi guardai in girò, in cerca di un’ idea. Mi chiesi se ci fosse qualcosa che Vicky voleva ancora fare con me.
Le bambole no, l’ altro giorno me ne aveva buttata una dalla finestra quando avevo insistito per giocarci con lei. I costumi non le stavano più. Le racchette dentro casa non si potevano usare. I pupazzi.. Beh, non volevo mica rischiare che li buttasse dalla finestra. Quando mi cadde l’ occhio sulla cassettiera mi venne l’ illuminazione. Ma certo! Come avevo fatto a non pensarci prima? Vicky adorava raccontarmi delle storie prima che andassimo a dormire, una volta mi aveva addirittura promesso che non avrebbe mai smesso, che me le avrebbe raccontate fino a quando non fossimo state entrambe morte e sepolte!
Presi il nuovo libro di Racconti Fantastici che la mamma mi aveva comprato e tornai in camera di Vicky. E pensate un po’, bussai anche alla porta prima di aprire!
Lei mi guardò come se fossi una pulce puzzolente da schiacciare a morte. Non importava se era arrabbiata, lo era stata anche in passato, ma niente le aveva mai impedito di leggermi una storia. Non stavo più nella pelle, chissà quale mi avrebbe letto! E dopo sarebbe tornato tutto come prima, sicuro! Non vedevo l’ ora.
<<che vuoi adesso?>>
<<beh ecco.. Io stavo per andare a letto …>>
<<quindi?>>
<<e’ l’ ora della storia!>> Le dissi porgendole il libro con una mano e facendole il migliore dei miei sorrisi.
Lei lo guardò, poi guardò me, inarcò un sopracciglio e scoppiò in una grossa, fragorosa risata.
Era felice! Bene!
Quando feci per avvicinarmi al letto però smise di ridere e mi guardò come.. beh, sembrava quasi che mi guardasse come se provasse pietà per me.
<<l’ ora della storia?? Ma quand’ è che crescerai Becca? Sei troppo grande per le favole, e io non ho più tempo da perdere a raccontartele.>>
Le mie orecchie avevano sentito tutto, forte e chiaro, ma la mia mente si rifiutava di recepire il messaggio.
<<ma tu avevi promesso! Mi hai promesso che …>> Mi morirono le parole in gola e nel frattempo dentro la mia testa riuscii a sentire l’ eco della parola stupida che si ripeteva all’ infinito.
Scappai via dalla stanza di mia sorella per tornare nella mia e gettarmi sul letto. A chi serviva Vicky? Potevo leggermelo da sola il mio libro! Lo aprii alla prima pagina e mi accorsi di non riuscirci. Le lacrime sdoppiavano tutte le parole e il mio cervello era ancora riempito da tanti ‘stupida, stupida, stupida, stupida …’ che si ripetevano senza fine.
Fu così che mi addormentai, prosciugata dalle lacrime e col libro aperto stretto tra le dita. Non mi preoccupai di chiudere la finestra, perché avrei dovuto? Non c’ ero abituata, la chiudeva sempre Vicky dopo avermi raccontato una storia.
Fu da lì che entrò Peter. Non gli chiesi mai perché fosse entrato proprio nella mia casa, ma stà di fatto che lo fece, proprio quella notte.
Mi svegliai di soprassalto quando sentii che qualcuno mi aveva sfilato il libro dalle braccia, e quando aprii gli occhi mi ritrovai i suoi a pochi centimetri di distanza. Presi fiato per urlare quando mi tappò la bocca con la mano. Cielo che mano sporca! Pensai che avesse bisogno di prendere lezioni di bon-ton da zia Ghismunda.
Mi fece dei segni con l’ altra mano per dirmi di stare zitta, ma era impossibile.
<<shh>> bisbigliò scocciato.
Però dovete sapere che quando mi nasce un’ urlo dentro, devo per forza buttarlo fuori. E’ più forte di me.
Credo che fu per questo che mi riempì della polvere dorata di Trilly e mi fece volare.
Quando riuscii a urlare a squarciagola non c’ era già più nessuno a sentirmi, perché ai miei piedi si stendeva Londra, illuminata e silenziosa, e io stavo già fluttuando tra le stelle verso l’ isola che non c’ è.
 
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;Fake Rory
view post Posted on 18/4/2010, 21:26




stupendo *w*
 
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1 replies since 18/4/2010, 21:08   73 views
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